TREDICI LETTERE al fianco della
NAZIONALE ITALIANA MACELLAI

TREDICI LETTERE al fianco della
NAZIONALE ITALIANA MACELLAI

Martino DE MITA è entrato in Nazionale dopo aver superato dure prove….

E’ stata la moglie a spronarlo quando ormai pensava di non farcela, poi invece le prove le ha portate a termine nei tempi stabiliti e quando era tutto pronto per gareggiare ecco un’altra incognita. La terza dopo le due presentategli da Nonno Martino, un tempo fiero antagonista oggi invece il suo più fervido sostenitore.

Per migliorare la sua performance in allenamento fa volare le lame e si taglia quattro tendini e un nervo, subisce due interventi e corre il rischio di perdere la sensibilità alle dita. Addio ai sogni di gloria, dunque, ma non alla competizione.

La Nazionale Italiana Macellai ha voluto fortemente che andasse con loro in Francia, per fargli sentire l’affetto di una famiglia e per distrarlo da un infortunio che lo aveva scosso.

“A Clemont-Ferrand – ricorda – mi ha colpito l’abbraccio finale dei miei compagni e quando è arrivata la vittoria non sono riuscito a trattenere le lacrime”.

Per Sacramento Martino non nutre grandi aspettative, psicologicamente è ancora provato, quindi, si limita a dire che darà il massimo, ma “nel limite delle mie possibilità”.

Noi gli crediamo e anche Rossana, sua moglie, che lo sprona come fosse un coach e magari anche stavolta, credendo di non farcela, Martino riuscirà a centrare un grande obiettivo.

Testardo come un mulo, quando si mette qualcosa in testa niente lo può fermare, fila dritto fino a quando non realizza il suo obiettivo.

Se ha deciso che a Sacramento darà il massimo significa che convenevoli a parte lui farà di tutto per vincere.

E se avrà momenti di sconforto, naturali dopo un’infortunio così grave, ci sarà comunque la moglie a rincuorarlo e tutta la famiglia a fare il tifo per lui.

In famiglia lo sanno quanto è dura quella testa, anche più di un sasso delle Murge. Sin da ragazzo il suo sogno è sempre stato quello di fare il macellaio; il papà silenzioso lo lasciava fare, la mamma severa lo rimbrottava in continuazione e il nonno faceva sempre di no con la testa.

“Martino tu sei un mancino – gli diceva – e i mancini non sono buoni per il disosso”.

Una stilettata al cuore per un ragazzino che sogna di stare dietro a un banco carni. Una sentenza che roderebbe il fegato a chiunque figurarsi il suo: la terza generazione della famiglia De Mita. A maggior ragione se quella sentenza è espressa da un signore che a Martina Franca è conosciuto da tutti con il Re dei Fornelli.

Nella Valle dei Trulli

MARTINO DE MITA

“In meat sana, corpore sana”

 

Era scritto nelle stelle o forse come dicono gli indiani è semplicemente il suo Karma.

E il suo Karma lo chiama sempre a confrontarsi con un’incognita. L’incognita è quando credi di avere il destino già scritto e invece ti accorgi che devi lottare per realizzarlo.

A Sacramento non ci sono dubbi gareggerà, ma è reduce di un brutto infortunio (si è tagliato quattro tendini e un nervo della mano destra) e quindi se per gli altri sarà dura per lui lo sarà ancora di più.

Come andrà a finire dipenderà da tanti tasselli, da come si incastreranno e soprattutto se recupererà a pieno la sensibilità delle dita. Vincere sarebbe stupendo, sarebbe il coronamento di un sogno. Ma una cosa è certa: quale sia il risultato per lui è già una vittoria essere lì in California a gareggiare con i colossi della macelleria internazionale.

Martino, classe 1989, macellaio di Martina Franca (Taranto), è cresciuto con tante difficoltà e un’unica certezza: ama la sua terra e con essa gli allevamenti, il bel centro storico del paese e soprattutto ama il profumo delle specialità tipiche: in primis, le bombette che danno spettacolo sulla griglia e poi il capocollo che dalle sue parti prima si marina nel vin cotto e poi si affumica col fragno. Insomma, una vera leccornia.

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